I campani che amano la tradizione, nei giorni di Natale e Pasqua, a tavola, vanno di minestra maritata, anche detta ‘pignato maritato’ e ‘pignato grasso’, pietanza a base di verdure e carne sposate, oggi riscoperta solo in occasione delle feste religiose, magari a Santo Stefano e Pasquetta per depurarsi dai pasti abbondanti del giorno precedente.
La storia della minestra maritata
La storia della minestra maritata comincia nel I secolo a.C. e ne parla Apicio, il più importante gastronomo dell’antichità. A Napoli arriva 1300 anni dopo con la dominazione degli Aragonesi e la loro Olla Potrida. La minestra “è sposata” dal connubio perfetto tra i vari ingredienti che la compongono e che risultano, per l’appunto, perfettamente in sintonia.
La nostra ricetta della minestra maritata
Chi preferisce sapori più delicati preparerà il brodo di carne con la gallina o il pollo, chi invece gradisce un gusto più intenso utilizzerà il piede e il muso del maiale o le cosiddette tracchie (costine di maiale). Qualcuno ci mette anche le polpette, per renderla più appetibile ai più piccoli!
Bollite in acqua leggermente salata il mascariello (guanciale) e l‘orecchio di maiale già puliti insieme all’osso di prosciutto, la salsiccia, il lardo, la cipolla, la carota, il sedano e il prezzemolo. Fate cuocere per circa 4 ore, poi mettete da parte i pezzi di carne e sgrassate il brodo, rimuovendo la schiuma sulla superficie del brodo con un mestolo forato. Tagliate la carne a pezzetti e spolpate gli ossi.
Sbollentate le verdure in acqua salata e, dopo averle sgocciolate, aggiungetele al brodo di carne insieme alle croste di parmigiano e al caciocavallo fatto a pezzettini. Completate la cottura, unendo infine i pezzi di carne, e servite la minestra maritata ben calda, accompagnandola con pane raffermo.
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